8.10.2020 – Da che ho memoria io, è la prima volta che si può ipotizzare di investire, e molto, in una riforma della giustizia, e non del processo civile, che invece sarebbe meglio lasciare come sta. Sarebbe un miracolo, e le Camere civili il loro contributo hanno cercato di darlo, proponendo un progetto organico, giusto o sbagliato che fosse.
Poi, ho visto una griglia dove erano affastellate, più o meno alla rinfusa, le proposte più disparate, ed ho capito che era cominciato l’assalto alla diligenza.
È sin troppo ovvio che la scelta spetta alla Politica; ma scegliere significa escludere, e non c’è decisione peggiore che quella di tentare di accontentare un po’ tutti, distribuendo denaro a pioggia. Governare significa individuare e perseguire l’interesse collettivo, non limitarsi a mediare tra quelli privati contrapposti.
La UE ha indicato delle priorità, quattro, e tra queste c’è la riforma della giustizia; se non si vuole rischiare di perdere questa occasione, è su quei quattro obiettivi che bisogna focalizzare idee e progetti. E devono essere progetti che consentano di volare alto, e fare in maniera che l’afflusso di risorse permetta alla giustizia civile di raggiungere l’efficienza che ci chiede l’Europa, senza sacrificare le garanzie cui hanno diritto i cittadini.
Per questo, sono preoccupato, e molto: i progetti che ho letto mi sembrano di respiro modesto assai, e non vorrei che questa opportunità storica si risolvesse nel fornire il sostegno di un po’ di giudici onorari agli uffici giudiziari più inefficienti, senza peraltro nemmeno trarne poi le conseguenze in termini di valutazioni di professionalità.
Per riformare la giustizia civile, ci vuole una visione, e non sono riuscito a scorgerne una che legasse insieme quelle tante proposte: troppo legate ognuna ad un interesse particolare. Occorre abbandonarli una volta per tutte, gli interessi particolari, se si vuole fare qualcosa di buono: è venuto il momento di dimostrare che la giustizia veramente è amministrata in nome del popolo.
Ed è anche venuto il momento di conoscerli e discuterli, questi progetti. Una riforma del genere deve nascere da un confronto ampio, approfondito e serio, perché la giustizia civile appartiene a tutti, e non al mutevole gioco delle maggioranze parlamentari o, peggio ancora, agli uffici del Ministero che governano l’organizzazione piuttosto che a quelli che controllano la spesa.
Antonio de Notaristefani