Nota stampa
L’Unione Nazionale delle Camere Civili:
«Dl Ristori, a rischio la giustizia civile e pericolo contagi nei Tribunali»
Dura presa del Presidente di UNCC, Antonio de Notaristefani: “Non è stato previsto l’obbligo di celebrare le udienze a orari sfalsati per evitare assembramenti, né la semplificazione della trattazione scritta: situazione inaccettabile”
Roma, 29 ottobre 2020 – A seguito dell’approvazione, da parte del Consiglio dei ministri, del Decreto legge del 28 ottobre 2020 n. 137, c.d. Decreto Ristori, l’Unione Nazionale delle Camere Civili, l’associazione maggiormente rappresentativa degli avvocati civilisti italiani, esprime profondo rammarico nel constatare che il Governo non ha accolto le proposte volte a garantire la continuità della giustizia civile e la sicurezza di molti operatori in questa nuova fase di recrudescenza della pandemia di Covid-19.
Nel Dl Ristori, infatti, non sono previsti né l’obbligo per i giudici di scaglionare gli orari delle udienze celebrate in presenza, al fine di evitare assembramenti nei Tribunali, né la semplificazione del procedimento di trattazione scritta, che risulta assolutamente necessario per assicurare che i procedimenti possano continuare anche nel caso in cui i dipendenti degli Uffici giudiziari lavorino in smart working.
«Il senso delle nostre proposte era duplice, volto a garantire la sicurezza e la salute di tutti coloro che frequentano i Tribunali, come dipendenti, giudici, avvocati, e al contempo impedire che la giustizia civile sia costretta a fermarsi – ha dichiarato il Presidente di UNCC, Antonio de Notaristefani – Purtroppo dobbiamo constatare che le richieste da noi avanzate non sono state prese in considerazione. Questo ci rammarica molto. Non è possibile che, in queste giornate in cui il numero dei contagi a livello nazionale è alto, gli avvocati debbano assembrarsi nei corridoi dei Tribunali perché le udienze non vengono celebrate a orari sfalsati. Allo stesso modo, è inaccettabile che non sia stato semplificato il procedimento di trattazione scritta, quando tutti sanno che i dipendenti degli Uffici giudiziari che lavorano in smart working non hanno un’adeguata possibilità di accedere alla rete dei Tribunali: il rischio di un nuovo blocco della giustizia civile è altissimo. In gioco ci sono da una parte la salute di tutti coloro che frequentano abitualmente i Tribunali per lavoro, dall’altra il diritto di tutti i cittadini a tutelare i propri diritti tramite il ricorso a una giustizia che funzioni. Avevamo chiesto al Governo buon senso e capacità di organizzazione e previsione: non siamo stati ascoltati».