1 novembre 2020 – Qualche anno fa, le Sezioni unite ingaggiarono una sorta di braccio di ferro con il Consiglio di Stato: decisero che, se quell’Organo faceva sentenze “anomale” o “abnormi”, che finivano con il negare la effettività della tutela invocata, si era al cospetto non di un errore di diritto, ma di una violazione dei limiti esterni della giurisdizione, e quindi quelle statuizioni erano ricorribili per cassazione.
La tesi – giustificata, come sempre accade quando i giudici decidono di legiferare, con un richiamo alla necessità di una interpretazione evolutiva, o costituzionalmente orientata – serviva a superare il rifiuto del Consiglio di Stato di ammettere che, nel nostro ordinamento, non esiste la cd. “pregiudiziale amministrativa”, e che chi ha subito un danno da un provvedimento amministrativo che ritiene illegittimo può invocare tutela, anche se non lo ha impugnato tempestivamente.
Dico subito che considero sbagliata la tesi che affermava la esistenza della pregiudiziale amministrativa; ma mi sembrava ancora più errata l’idea che ad una sentenza “anomala” si ponesse rimedio invocando la giurisdizione: se si ritiene inaccettabile che un organo giurisdizionale possa continuare consapevolmente a sbagliare, e negare così giustizia, bisogna individuare rimedi “interni” a quel plesso di giurisdizione, oppure interrogarsi sulla legittimità della persistente sostanziale irresponsabilità dei giudici, piuttosto che inventarsi un nuovo motivo di ricorso per cassazione, in deroga alla Costituzione.
La Corte costituzionale, un paio di anni fa, aveva imposto uno stop a quello che, sulla base delle espressioni usate nella sua sentenza, credo si potesse definire un andazzo, più che un orientamento, e pensavo che il problema fosse risolto.
Mi sbagliavo: pochi giorni fa, le stesse Sezioni unite hanno rinviato la questione alla Corte di giustiza UE perché dica se quell’alt imposto dalla Corte costituzionale sia o meno conforme al diritto dellUnione. In pratica, se lo è oppure no la nostra Costituzione, mi sembra di capire.
Non sono un costituzionalista, ne’ un esperto di diritto dell’Unione, e non dubito che le argomentazioni spese per giustificare la decisione siano non prive di acume; mi sgomenta, però – devo confessarlo – una pronuncia che ad un orecchiante sembra poter produrre l’effetto (sono certo, non avere lo scopo) di minare in qualche misura la autorevolezza della Corte costituzionale, e mettere in discussione la stessa Costituzione.
Il nostro sistema giudiziario poggia su di una convinzione che credevo condivisa da tutti: che esistono decisioni di ultima istanza, alle quali si devono attenere tutti, giudici compresi, e che sulla Costituzione si fonda il patto sociale.
La indipendenza, infatti, significa autonomia, e cioè rispetto di regole che non sono imposte dall’esterno, ma promanano soltanto dalla legge. Non è certo questa la sede per discutere se la Magistratura sia un potere od un ordine; quel che certo, invece, è che – quale che ne sia la natura – è tenuta anch’essa a rispettare le regole che valgono per tutti, e mi sconcerta una iniziativa che può finire con il mettere in discussione la Corte costituzionale e la Costituzione, che sono un patrimonio dei cittadini: la Costituzione forse non è per sempre, ma sicuramente è per tutti.
E vale per tutti la legge: confesso che ancora oggi, dopo troppi anni di esperienza, continuo ad avvertire un qualche disagio nel constatare che molte norme che imporrebbero ai giudici alcuni comportamenti nel processo restano largamente disattese nell’indifferenza generale. Possibile che non ci si renda conto che così si finisce con il minare quella autorevolezza che è indispensabile perché il sistema possa funzionare? Le sentenze devono essere accettate per convizione o rispetto, non per il timore che una impugnazione, troppo spesso superficialmente dichiarata inammissibile per ragioni formali, possa esporre ad una sanzione iperbolica.
Per questo, mi pare doveroso ringraziare quei tanti giudici che, rispettando quelle regole che hanno consapevolmente accettato, garantiscono ai cittadini ed a noi la loro indipendenza, ed alla Magistratura autorevolezza e prestigio, e così ci aiutano anche a fare il nostro lavoro: non c’è strumento deflattivo del contenzioso più efficace di giudici autorevoli e credibili.
Antonio de Notaristefani