DELLA RIFORMA PROSSIMA VENTURA, E DELLA COMMISSIONE CHE DEVE PROPORLA

Come tutti, ho letto le linee programmatiche che dovrebbero riformare la riforma ipotizzata dal precedente Guardasigilli, ed il decreto di nomina della Commissione che dovrebbe trasformarle in norme.
Di quelle linee, mi convince il potenziamento dell’Ufficio del processo (che c’era già) e l’idea (che invece è nuova) di premiare, nelle valutazioni di professionalità, quei giudici che fanno buon uso degli art. 185 e 185 bis c.p.c. definendo le cause con una transazione, piuttosto che con una sentenza: erano tra le proposte avanzate dalle Camere civili, e pubblicate in questa pagina nel mese di giugno.
Per trasformare i Capi degli Uffici in manager, non credo basti qualche corso in più: sono professionalità diverse, bisognerebbe prenderne atto.
Non mi piace per niente la introduzione di altri filtri ed altre preclusioni. I primi, in Cassazione troppo spesso hanno degradato il controllo sulla legalità delle situazioni sostanziali ad una mera verifica della regolarità formale dei ricorsi; la soppressione di quello in appello era la parte migliore della riforma Bonafede: non conosco nessuno che non fosse d’accordo. E poi, mi pare curioso che una stessa causa debba essere esaminata due volte.
Di preclusioni, dal 1993 in poi, ne abbiamo introdotte sempre di più, ed i processi hanno perso in equità, senza peraltro guadagnare in velocità. Adesso sembra che le anticiperanno rispetto alla prima udienza: e poi il giudice rinvierà di un paio d’anni per una udienza di precisazione delle conclusioni che continua inutilmente a sopravvivere come strumento di smistamento. Plaudirò quando qualcuno riuscirà ad ottenere che alla prima udienza la causa la conoscano tutti.
La questione della estensione della mediazione non mi appassiona: la “battaglia” della mediazione è finita nel 2013, quando Camere civili ed Oua ottennero la introduzione della assistenza obbligatoria e della facoltà di non aderire. Certo, finisce con l’essere un costo in più per i cittadini (e questo mi vede contrario) ed è un po’ strano che in un paese dove è facoltativo persino vaccinarsi durante una pandemia debba essere obbligatorio rivolgersi ad un mediatore prima di potere esercitare il diritto garantito dall’art. 24 della Costituzione, ma tant’è. Sopravviveremo anche a questo, e anzi guadagneremo di più.
La composizione della Commissione ha indignato molti: teorici del processo (peraltro illustri) e giudici (quelli che io conosco, bravissimi) ma neppure un avvocato che non avesse un titolo accademico.
La conclusione mi pare evidente: la Sig.ra Ministra reputa utile il confronto con la Accademia e con i Magistrati, ma non con gli Avvocati. Le Camere civili invece credono al confronto con tutti, ed anzi ritengono che solo da esso possa nascere una riforma destinata ad avere successo. Per questo, continueranno a dare il loro contributo in tutte le sedi in cui si discute della giustizia civile, ed in primo luogo nel dibattito pubblico ed interno all’Avvocatura.
Antonio de Notaristefani

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