L’ultima, in ordine di tempo, è il divieto di impugnare gli estratti di ruolo.
Confesso di saperne poco; mi si dice che, siccome Agenzia delle Entrate commette molti errori, e gli avvocati fanno molte cause e molte le vincono (qualche volta anche quando l’interesse ad agire è un po’ evanescente) e questo costa molto ed intasa le aule giudiziarie, si vuol vietare di impugnare gli estratti di ruolo. Mi dispiace, se vi sono degli abusi: ma il problema sono gli avvocati che fanno troppe cause e i giudici che le accolgono, o l’Agenzia delle Entrate che fa troppi errori?
Prima, c’è stato il divieto di iscrizione a ruolo per chi non paga correttamente il contributo unificato, perché pare che lo facciano in molti. Anche qui, me ne dispiace; ma è giusto impedire di chiedere giustizia a chi non paga il contributo unificato, magari perché non ha soldi, o deve utilizzare quei pochi che ha per esigenze primarie?
Quando si parla di tutela dei diritti umani, il pensiero corre a paesi lontani, ma forse c’ è un problema anche qui da noi. I diritti umani non sono rispettati, in un paese in cui la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ritiene che la Corte Suprema abbia ecceduto in formalismo, negando così il diritto ad un processo giusto; i diritti umani non sono rispettati in un paese in cui la durata dei giudizi supera ogni ragionevolezza, ed i detenuti sono ammassati nelle carceri come polli da batteria. Ed i diritti umani non sono rispettati in un paese in cui si vieta di chiedere giustizia a chi non ha i soldi per pagarla o si creano zone di franchigia per gli errori (molti errori, a quanto mi si dice) di qualcuno, grazie ad una legge ad aziendam, che ha lo scopo di vanificare gli effetti di una sentenza di quella stessa Cassazione (con buona pace della separazione dei poteri).
E se un certo numero di quelle cause fossero giustificate, e non costituissero un abuso del diritto? Può, uno Stato, non fidarsi dei suoi stessi giudici, tanto da dovergli vietare di giudicare?
Il potere legislativo è immenso, ma non illimitato: la CEDU ha più volte sottolineato che persino il Legislatore è vincolato dal rispetto della Giustizia, e dai principi che sono consacrati nell’art. 24 della Carta costituzionale, e nell’art. 6 della Convenzione.
Sono soltanto piccole parole, quelle contenute in quei documenti, ma tali che nessuno dovrebbe osare pronunciare parole opposte, come scrisse un noto filosofo del diritto a proposito della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo. Pare che oggi in Italia quel monito sia stato dimenticato: davvero si vuole che il divieto di impugnare i ruoli si traduca in ricorsi alla Corte di Strasburgo?
Antonio de Notaristefani