(AGI) – Roma, 23 gen. – Uno “tsunami” di norme sul processo civile, con 17 modifiche al codice di procedura negli ultimi sette anni. Nonostante, pero’, l,e riforme attuate dai governi che si sono susseguiti, i tempi di durata dei processi civili sono aumentati di circa due anni. Questo il bilancio tracciato dal consiglio nazionale forense, secondo cui “la durata media dei procedimenti di cognizione ordinaria in primo e secondo grado e’ aumentata di circa due anni, passando dai 5,7 anni nel 2005 ai 7,4 anni nel 2011”. Nel frattempo, denuncia il Consiglio forense, “dal 2005 i costi di accesso alla giustizia sono lievitati del 55,62% per il primo grado, del 119,15% in appello e del 182,67% in Cassazione”. Il Cnf, dunque, parla di “debacle”: “l’Avvocatura vuole contribuire al dibattito sull’efficienza della giustizia – ha detto oggi in conferenza stampa il presidente del Consiglio forense, Guido Alpa, con progetti ragionevoli e credibili. Il debito giudiziario di 9 milioni di processi pendenti e il debito finanziario di 387 milioni solo nel 2013 per la irragionevole durata appesantiscono il lavoro e l’impegno anche degli avvocati. In questo contesto e’ pressoche’ impossibile dare risposta alle legittime richieste di tutela dei cittadini”. Il Consiglio forense, dunque, ha presentato un pacchetto di interventi, attraverso i quali, a costo zero, sarebbe possibile razionalizzare il sistema giudiziario civile: tra questi “nuovi percorsi alternativi al processo su base volontaria affidati all’Avvocatura”, la “presenza obbligatoria dei legali nell’ufficio legislativo del Ministero per la redazione delle norme” e “la possibile partecipazione degli avvocati allo smaltimento dell’arretrato civile, attraverso la stesura di sentenze, liberando cosi’ risorse – conclude il Cnf – da impegnare utilmente nei tribunali”.