COMUNICATO STAMPA UNCC
L’Unione Nazionale Camere Civili, auspica che il Ministro della Giustizia Andrea Orlando riesamini la propria volontà di stralciare la riforma del Tribunale della famiglia e dei minori se la conseguenza sarebbe, quasi inevitabilmente, quella di affossare tale riforma e impedirne l’approvazione in tempi ragionevoli e certi.
Lo stralcio non può vanificare tutto il lavoro sino ad oggi compiuto: si può certamente perfezionare ancora il testo che ha recepito le preoccupazioni di operatori, magistrati e assistenti sociali e che ha visto nel tempo una condivisione dell’elaborato del Cnf, unitamente a Ocf e alle associazioni specialistiche.
Il tema è particolarmente delicato e fondamentale ed il sistema- così come oggi strutturato- non garantisce in modo adeguato né i minori né i loro familiari.
Le argomentazioni svolte nel merito dal Cnf e riportate dal quotidiano Il Dubbio del 4 agosto 2017, sono da parte dell’Uncc assolutamente condivisibili e di pieno appoggio, frutto peraltro di un lavoro portato avanti insieme nello spirito di collaborazione ed unità di intenti a favore di una riforma che tocca i diritti dei soggetti più deboli e che deve , di conseguenza, essere supportata da garanzie di tutela e salvaguardia.
Se con questo passaggio si vuole portare avanti la riforma del processo civile, l’avvocatura civilista si dichiara sinora assolutamente contraria: elevare il rito sommario di cognizione a modello ordinario nel processo civile significa ridurre le garanzie a fronte di una solo ipotetica maggiore efficienza e diversi sono gli emendamenti già inviati alla Commissione Giustizia del Senato racchiusi in un documento unitario elaborato con Cnf e Ocf .
L’accelerazione che a fine legislatura si cerca di dare a riforme che- così come sono state strutturate- si rivelerebbero assolutamente inadeguate , foriere di eccezioni e criticità che porterebbero sicuramente ad un rallentamento del sistema giustizia, non può trovare l’appoggio dell’Avvocatura: sempre disponibili al dialogo e a proposte costruttive , non a soluzioni parziali , diverse, senza tenere ancora una volta in debito conto la voce sia dell’avvocatura che della magistratura, coinvolte, bisogna darne atto, certamente, ma , alla fine, sempre scarsamente ascoltate.
Governo e Parlamento devono tener conto del pensiero e dell’espressione dell’Avvocatura , soprattutto quando- su determinate scelte- si presenta unita per non emettere decreti e leggi che anziché portare utilità, maggiori garanzie per la giustizia e quindi vantaggio per i cittadini tutti per un miglioramento della società civile, saranno soltanto peggiorative dello status quo.
L’avvocatura e la magistratura che esercitano quotidianamente il loro ruolo nel sistema giustizia hanno ben presente la portata di tali possibili provvedimenti e , sono certa, non possono e non debbono condividerli.
Sono convinta che se si esaminassero insieme ipotetiche riforme, prima di essere licenziate e dove poi diventa difficile e a volte anche controproducente sempre “ emendare”, la giustizia civile sarebbe certamente- come nel pensiero del Ministro Orlando- giusta, certa e veloce, a beneficio della nostra società.