EFFICIENZA E MERITO

28 novembre 2020 – A noi avvocati non piace, sentire appelli all’efficienza della giustizia civile: nella nostra esperienza si sono sempre tradotti in un aumento dei contributi  unificati, e nel tentativo di ridurre le memorie degli avvocati, o almeno accorciarne i termini, come se pochi giorni in meno contassero qualcosa, in processi che durano qualche anno.

Di aumento dei costi, spero non se ne parli nemmeno: l’accesso alla giustizia non può essere una selezione per censo.

Quanto alle memorie, oggi sono obbligatorie soltanto quelle che il giudice reputa necessarie: se dovesse ritenere che la causa è matura per la decisione (magari perché i fatti controversi sono provati documentalmente) ex art. 187 può mandarla a sentenza immediatamente. Certo, non accade quasi mai; ma non è che riformando il codice cambieranno le abitudini: si perdera’ soltanto il vantaggio di interpretazioni ormai consolidate. Qualcuno davvero si illude che anticipando la prima memoria di qualche giorno assisteremo ad una rivoluzione copernicana?

Per cambiare le abitudini, ci vogliono incentivi, e forti: non esiste nulla di più resistente al cambiamento.

Vogliamo che i giudici decidano in prima udienza, quando è possibile? Premiamo coloro che lo fanno. Vogliamo ridurre le impugnazioni? Valorizziamo quei giudici le cui sentenze superano il vaglio dei gradi successivi. Il consenso degli altri giudici è una adeguata cartina al tornasole della equità delle loro decisioni, e le sentenze saranno migliori.

Vale anche per noi avvocati. Scriviamo troppo? Può darsi. Rendiamo obbligatoria, ed effettivamente, una maggiorazione dei compensi per coloro che investono in sinteticità e chiarezza: non dovrebbe essere normale, pagare di più chi ha lavorato meglio? Vogliamo che gli atti introduttivi siano il più completi possibile, e magari contengano anche le richieste istruttorie?Consentiamo a coloro che lo fanno di cumulare anche il compenso per la fase istruttoria.

Io credo sia venuto il momento di rendersi conto che è cambiato tutto il mondo, e deve cambiare anche quello della giustizia: se si vuole raggiungere quell’incremento di efficienza che l’Europa ci chiede per erogare prestiti e sussidi, bisogna valorizzare il merito, imponendo l’abbandono di  automatismi di carriera e cattive abitudini consolidate, non accorciare i termini per le memorie, introdurre nuove preclusioni, o peggio ancora aumentare i contributi unificati.

 

Antonio de Notaristefani

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