Giornata mondiale contro la violenza sulle donne

Oggi si celebra la Giornata Mondiale contro la violenza sulle donne. Il 25 novembre è una data scelta non a caso: in questo stesso giorno del 1960 furono infatti uccise le tre sorelle Mirabal, attiviste politiche della Repubblica Dominicana. La celebrazione mondiale fu poi istituita il 17 dicembre 1999 dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite e, da allora, rappresenta il momento più importante dell’anno per parlare, informare e sensibilizzare tutti sul grave problema della violenza sulle donne.

La violenza sulle donne ha molti volti: dai reati come la violenza fisica a quella sessuale, lo stupro, senza dimenticare la violenza psicologica.

In Italia e nel mondo subisce violenza, mediamente, una donna su tre dai 15 anni in su. Il timore della violenza è confermato dal dato secondo il quale il 53% di donne in tutta l’Unione Europea afferma di evitare determinati luoghi o situazioni per paura di essere aggredita. Una lunga scia di violenza che può culminare con l’estrema conseguenza: il femminicidio.

Anche l’UNCC vuol quindi celebrare questo giorno, e lo vuol fare per stigmatizzare con forza la violenza sulle Donne nonché la violenza in genere come metodo di soluzione dei conflitti.

Il nostro pensiero va quindi alle (purtroppo) tante donne vittime di violenza dentro le mura domestiche, sul posto di lavoro, per strada. Va alle donne che nel mondo si battono per la libertà di pensiero, come la giovane Avvocatessa iraniana Nasrin Sotoudeh, che, dopo aver subito 148 frustrate, dallo scorso 13 giugno è rinchiusa nel famigerato carcere di Evin con una condanna a 38 anni solo per aver svolto il suo lavoro di avvocata, per aver manifestato contro la pena di morte, per aver incitato le donne a togliersi il velo, per aver manifestato la sua libertà di pensiero. Va anche alle giovani cilene, come Daniela Carrasco, che sono state torturate ed uccise sempre per la loro libertà di pensiero. Va alle centinaia di donne turche che sono detenute per aver manifestato il proprio pensiero o che stanno scappando dalla Turchia in cerca di un futuro migliore.

 

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