Credo che ormai ne siamo consapevoli tutti: i giudizi civili vanno avanti poco e male, e di cancellerie, notifiche ed esecuzioni e’ meglio non parlare nemmeno.
Certo, i processi civili nella società dell’immagine contano poco, ed è inutile continuare a ripetere che condizionano la vita di tanti cittadini: piccola gente, delle cui sorti si preoccupano soltanto quei difensori che ne hanno sposato le cause.
Chissà se ci darà una smossa l’Europa, che per erogare soldi vuole che “miglioriamo l’efficienza del sistema giudiziario”: volete esibire le statistiche della fase 2? Auguri.
Per parte mia, io voglio tornare a trattare le mie cause, o perlomeno quelle tra le mie cause che impongono di essere trattate.
È un diritto mio, e dei cittadini che rappresento, da quando nella Magna Charta scrissero: “a nessuno, negheremo o ritarderemo il diritto e la Giustizia”.
Dei surrogati tecnologici dell’udienza sono pronto a discutere, quando l’amministrazione della giustizia sarà in grado di farli funzionare; ma nel frattempo, voglio trattarle in Aula, e basta con i rinvii: la Giustizia è “il” servizio pubblico, non uno dei tanti.
Ci sono strutture che non sono agibili? Si attrezzino le aule altrove, come si è fatto in pochi giorni con gli ospedali. Ci voleva meno tempo ad organizzare Tribunali da campo che centinaia di protocolli.
E già che si discute tanto per sottrarre le promozioni dei Magistrati a quell’indegno mercato delle vacche di cui molti di loro e tutti noi siamo stati vittime, mi permetto un suggerimento: promuovete quelli che fanno Giustizia, e con una sola fava avrete preso molti piccioni.
Antonio de Notaristefani