30 giugno 2020. Di riforme del processo civile ne ho viste, ormai, una dozzina: tutte si concludevano con la solita norma – dalla attuazione della presente legge non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica- nessuna è servita a niente. Intendiamoci: alcune erano anche fatte bene.
Ma era l’idea di fondo, che non andava: a non funzionare, era la giustizia civile, che è fatta sì di disciplina del processo, ma anche di organizzazione, risorse, edilizia, ordinamento giudiziario e – perché no? – tensione etica dei suoi protagonisti.
Oggi riprendeva il confronto sull’ultimo di quei progetti. Nel frattempo, però, il mondo è cambiato, e molto. La giustizia civile serve a tutelare i più deboli, ed oggi lo siamo tutti, e quelli che già lo erano prima oggi lo sono di più. Quel progetto quindi, piacesse o meno – ed a me non appassionava, anche se qualcosa di buono c’era: come non apprezzare la soppressione del filtro in appello? – non basta più: bisogna riformare la giustizia, non solo il processo.
Occorrono risorse, e tante: l’Europa sembra volerle mettere a disposizione, ed ha sospeso il patto di stabilità. Bisogna sapere trasformare le crisi in opportunità, ci vogliono progetti seri.
Occorrono interventi sulla organizzazione e, soprattutto, sulla capacità di organizzare: credo sia meglio stendere un velo pietoso su quel che abbiamo visto nella fase due.
Occorrono modifiche dell’ordinamento giudiziario: se si vuole che una organizzazione complessa funzioni bisogna valorizzare il merito, non i vincoli di affiliazione.
Occorrono incentivi per i comportamenti virtuosi di tutti i protagonisti del processo, giudici ed avvocati. Sanzioni, anche, se necessario: per qualsiasi abuso, non solo per il mancato rispetto dei termini.
Occorre capire che la indipendenza dei magistrati non significa autoreferenzialita’, e neppure assenza di responsabilità, e che la nostra non significa assenza di una funzione – e quindi di obblighi – di tipo sociale.
Occorre, in poche parole, un piano straordinario per la giustizia. Ed e’ questo che ho chiesto, in nome delle Camere civili: non avevo proprio voglia, di riaprire una discussione sui dettagli. La disponibilità politica è stata data. Vedremo se seguiranno fatti e progetti concreti, che credo spetti agli avvocati di proporre. Se invece dovrà essere l’ennesima riforma a costo zero, fissateli come vi pare, i termini per il deposito delle memorie, o continuate a discutere per stabilire a chi bisogna dare gli incarichi di mediazione per lo scioglimento delle comunioni. Noi faremo il nostro dovere, continuando a dare il nostro contributo tecnico, e tutti insieme proseguiremo a ballare sui ponti del Titanic.
Antonio de Notaristefani