Adesso, tocca al Consiglio superiore della Magistratura. Ho grande stima di molti magistrati: con molti di loro ho lavorato, da molti di loro ho imparato. Ma è innegabile che – come ha sollecitato il Presidente della Repubblica – oggi ci vuole una rigenerazione etica: certi episodi da basso impero fanno tornare alla mente le immagini di alcuni leader di partito all’epoca della Milano da bere, o la foto di un ex ministro che, uscito dalle patrie galere per ragioni di salute, si fece ritrarre sulla soglia di un ristorante che si chiamava “ai due ladroni”. Oltre a quello delle istituzioni, ci vuole senso del ridicolo: quella riunione dove si scambiavano favori con posti, si doveva evitare. Ma, se proprio si voleva fare, era indispensabile scegliere un albergo che si chiama “Champagne”? È necessario bloccare le porte girevoli tra magistratura e politica, ma temo non sia sufficiente: voi vi sottoporreste con serenità al giudizio di uno dei partecipanti a quelle riunioni i quali, a quanto ho letto, sono stati sospesi per due mesi? Io no. Per me, se uno traffica e scambia favori con posti, i suoi simili non li deve giudicare più. Non in nome mio, almeno. Per questo, credo poco alle alchimie dei sistemi elettorali: l’uno per l’altro, sono tutti basati sulla organizzazione professionale del consenso la cui acquisizione (o captazione) non sempre è compatibile con il rigore etico che richiede una rigenerazione come quella necessaria oggi. Chiunque sia stato eletto da qualche parte, sa che ci vuole la schiena dritta per dire di no a chi lo ha votato, e temo che sino a che ci saranno campagne elettorali organizzate chi ne curerà la gestione potrà condizionare le scelte degli eletti, che finiranno con l’adottare non i provvedimenti più giusti, o quelli severi quando è necessario, ma quelli che accontentano il maggior numero di elettori: mi ha colpito, leggere una delibera del Csm che, in una situazione di crisi conclamata della giustizia, aveva aumentato in misura considerevole, e senza alcuna motivazione, il numero delle ore che ciascun magistrato poteva dedicare alle attività extragiudiziarie. Circensi. Per questo, a mali estremi, estremi rimedi: piuttosto che ridisegnare le circoscrizioni elettorali, io prevederei un sorteggio, seguito poi magari da una votazione tra i sorteggiati, in maniera da restituire all’incarico al Csm quella che dovrebbe essere la sua vera natura, che è lo svolgimento di un servizio, e non la gestione di un potere tanto occulto quanto enorme. All’epoca del manuale Cencelli, la Procura di Roma “pesava” quanto due ministeri di media importanza.
Antonio de Notaristefani