TUTELATI E NO

Non ho reclamato ad alta voce la priorità nel vaccino, anche se credo che noi avvocati ne avremmo avuto legittimamente titolo. Pure nei momenti più bui, a nome delle Camere civili ho rivendicato con forza la facoltà di trattare i nostri processi in udienza, e quella di potersi vaccinare per farlo era la naturale conseguenza di quella richiesta. Se da tempo chiedo di poter andare in udienza per partecipare all’esercizio diffuso della giurisdizione, forse è lecito attendersi che mi sia consentito di farlo in condizioni di relativa sicurezza. Mi rendo conto che bilanciare l’interesse di tutti, quando si tratta di scegliere le priorità nella erogazione di un vaccino in fase di pandemia, è il compito più difficile che esista. Ho registrato molte opinioni, su quella difficilissima scelta. Tutte rispettabili, ovviamente. Ma c’è un aspetto che mi ha colpito: non ho mai sentito qualcuno che proponesse di dare la precedenza a chi è meno tutelato. Se si ammala un avvocato (o un commerciante) dal punto di vista sanitario rischia quanto gli altri. Da quello economico, no: rischia molto di più. È un aspetto che deve essere valutato, da chi è chiamato a decidere? Io credo di sì, ma mi pare che da molto tempo non sia più così. Mi pare che da tempo l’Italia sia stata divisa tra chi ha potuto usufruire di tutele economiche a carico della collettività (e almeno sotto quel profilo ha traversato indenne la pandemia) e chi no: e per molti sono stati guai, e guai seri. Non credo sia giusto, come non credo sia giusto che di questo profilo non si tenga conto nella scelta delle priorità: chi non ha tutele, il rischio di ammalarsi spesso non può permetterselo. Poi, naturalmente, tutte le priorità sono opinabili. Ma anche per questo, tutte meritano rispetto: non mi pare, che ai liberi professionisti siano stati riconosciuti i privilegi di una casta, durante la pandemia
Antonio de Notaristefani

Share